La pelle al vegetale, fa parte sempre della categoria di pelli di origine animale (quindi un sottoprodotto dell’industria alimentare) che se non opportunamente trattata attraverso i processi svolti dall’industria conciaria, potrebbe creare gravi problemi di smaltimento, nessun animale viene abbattuto solo per ricavarne i pellami da conciare al vegetale in quanto l’industria conciaria è strettamente correlata a quella alimentare.
Tra i tanti tipi di concia presenti sul mercato mondiale, la concia al vegetale si differenzia per essere quella che presenta un’infinito legame con l’essere umano, la sua storia infatti nasce nella preistoria, quando l’uomo capì che per trasformare una pelle putrescibile in una non putrescibile e facilmente lavorabile era necessario intingerla in una soluzione solubile che trasformasse la pelle dell’animale in cuoio: i tannini.
Il fatto che i Tannini siano facilmente reperibili in natura ed il loro costo di preparazione per l’utilizzo conciario relativamente basso, ha fatto sì che questo tipo di concia si preservasse nel tempo, fino ad arrivare ai nostri giorni.
L’antico processo di concia ai tannini non è molto differente da quello attuale, infatti gli unici prodotti necessari per tale lavorazione al vegetale sono: calce, acqua e tannini vegetali. Questi elementi venivano mescolati nelle giuste quantità, le quali erano variabili a seconda della tipologia di pellame che si voleva ottenere, ed introdotti in grandi vasche dove venivano calate le pelli e lasciate “a mollo” per un periodo che va dai 30 giorni a tre mesi. Alla fine di questo lungo periodo, i pellami, da pelli putrescibili subivano una metamorfosi, diventando cuoio, venivano successivamente rimossi dalle vasche e lavorate all’ingrasso per ottenere un ottimo cuoio finito.